Oggi, 17 gennaio, il protagonista del post festeggia il suo compleanno. Protagonista, se ci leggi, tanti auguri!
Antefatto
Louisville 1954. Siamo in un'epoca in cui Martin Luther King sta per laurearsi in filosofia, ma non ha ancora cambiato i tempi con la sua attività di pacifista, lo farà presto, ma intanto è cosa normale avere scuole separate tra bianchi e neri come quella della foto a fianco, in cui vengono ritratti dei piccoli "louisvilliani" dell'epoca e le loro insegnanti.
Un pomeriggio autunnale del 1954 un ragazzino di colore, figlio di un suonatore di strada e di una cuoca, scopre che è stato vittima del furto della sua bicicletta.
Inutile dire che il ragazzino si incavola alquanto (eufemismo), piangendo dichiara che se mai avesse beccato i ladri gli avrebbe fatto pagare caro (altro eufemismo) il furto.
La "buona azione"
Joe Martin, un poliziotto bianco che per hobby fa l'allenatore di pugilato lo nota, redige un rapporto sul furto della bici e poi più o meno gli chiede:
"Ma tu sei capace a combattere ?"
Il ragazzino, deciso, risponde: "No, ma se li trovo combatterò lo stesso".
"Ma allora", suggerì il poliziotto, "perché finché non trovi i ladri non impari qualcosa? Dai, vieni nella mia palestra che ti insegno".
Le conseguenze di una buona azione
Il ragazzino accettò l'invito, imparò molto bene l'arte della box, si allenò assiduamente e sei anni dopo, nel 1960, trionfò alle olimpiadi di Roma. Quel ragazzino si chiamava Cassius Marcellus Clay (e meno male per i ladri che non furono mai scoperti).
Pochi anni dopo Cassius Clay veniva già considerato uno dei più grande pugili di tutti i tempi, si convertì all'Islam e cambiò il suo nome in Muhammad Ali, in modo da non conservare nel nome il ricordo di una schiavitù e di una subordinazione all'uomo bianco contro la quale i neri d'america stavano lottando.
Muhammad Ali, però, probabilmente scosse ancor più le coscienze degli americani quando, campione del mondo in carica, rifiutò di essere arruolato nella guerra del Vietnam. Celebre la sua dichiarazione pubblica in cui afferma di non aver alcun motivo di odio contro i vietcong dato che nessun vietcong mai lo aveva definito "sporco negro" come, al contrario, aveva fatto qualche suo connazionale.
Con la sua presa di posizione iniziò una personale disobbedienza civile che lo porterà a una sospensione per squalifica di due anni dalla attività agonistica.
Questo comportamento fece urlare allo scandalo gli americani "perbene", la giustizia americana lo fece decadere dal suo titolo, gli vennero ritirati il patentino e il passaporto, costringendolo di fatto a non boxare e a rimanere negli Stati Uniti. Venne condannato al carcere e ad un'ammenda di cinque milioni di dollari. I suoi avvocati riuscirono ad evitargli la prigione, ma per il pugile la carriera sembrava del tutto terminata,
Il movimento contrario alla guerra contro il Vietnam, aveva trovato in lui un esempio da additare tanto prezioso quanto forse inaspettato.
Finita la guerra, Ali riconquistò il titolo di campione del mondo dopo un celebre incontro contro Foreman (nel filmato gli ultimi 4 minuti) un incontro a cui assistettero centinaia di migliaia di persone.
Guardate un po' che "casino" può provocare una buona azione ..... consoli un ragazzino vittima di un furto e ti ritrovi che fai terminare prima una guerra, che venti anni dopo centinaia di migliaia di persone, in un altro continente, si spostano per andare a vedere un incontro di box oppure che milioni di persone smettono di vergognarsi di essere "neri".
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1 commento:
Tanti fra i nostri antenati cantavano canti di libertà e sognavano il giorno in cui sarebbero potuti uscire dalla schiavitù, dalla lunga notte dell’ingiustizia(…)
E cantavano così perché avevano un sogno grande e potente; ma molti di loro sono morti senza vederlo realizzato(…)
La lotta c’è sempre. Facciamo dichiarazioni contro la guerra, protestiamo, ma è come se con la testa volessimo abbattere un muro di cemento: sembra che non serva a nessuno.
E molto spesso, mentre si cerca di costruire il tempio della pace, si rimane soli; si resta scoraggiati; si resta smarriti.
Ebbene, così è la vita. E quel che mi rende felice è che attraverso la prospettiva del tempo riesco a sentire le loro grida: ”Forse non sarà per oggi, forse non sarà per domani, ma è bene che sia nel tuo cuore. E’ bene che tu ci provi.”
Magari non riuscirai a vederlo. Il sogno può anche non realizzarsi, ma è comunque un bene che tu abbia un desiderio da realizzare. E’ bene che sia nel tuo cuore.
( Martin Luther King, Sogni non realizzati,1968)
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