venerdì, aprile 27, 2007

Grazie Mstislav

Oggi uno dei migliori musicisti del XX secolo ci ha lasciato, si tratta di Mstislav Rostropovich, violoncellista e direttore d'orchestra russo. Noto forse per il fatto che durante l'abbattimento del muro di Berlino si precipitò da Parigi, dove si trovava, alla capitale tedesca per manifestare la sua gioia. Per dirla con parole sue: Il Muro di Berlino nella mia vita ha avuto il ruolo di una cicatrice sul cuore. Avevo 47 anni quando mi hanno cacciato dall'Unione Sovietica, dopo i 47 anni è iniziata un'altra vita. E queste due vite non si sono mai riunite. Quando ho visto che buttavano giù il Muro di Berlino ho pensato che finalmente avrei potuto avere la speranza che queste due parti della mia vita potessero ricongiungersi. E come un pazzo la mattina successiva ho preso il violoncello, sono salito su un aereo. Non sono andato a Berlino a suonare per la gente, sono andato lì a suonare affinché Dio mi ascoltasse, direttamente dal Muro di Berlino. Una specie di preghiera di ringraziamento a Dio. E davvero, dopo quel giorno, le mie due vite si sono riunite».
Questa frase, è la parte finale di una meravigliosa intervista sull'Eco di Bergamo di cui consiglio vivamente la lettura. Si potranno leggere condensate in poche righe la vita eccezionale di un uomo eccezionale.
Ora, purtroppo, manca solo che si avverino queste sue parole: «Quando sono andato a Mosca, prima di tutto ho conosciuto Shostakovich e sono andato nella sua classe. È una persona che rimane nel mio cuore e nella mia anima. Ciò che ha fatto lui per me non l'ha fatto nessun altro, ci sono delle cose che non posso nemmeno raccontare. La stessa cosa è accaduta con Prokofiev. Ho vissuto per cinque anni di seguito, in estate, nella sua dacia, parlando di musica, della vita. Ora tutti e due sono sepolti nello stesso cimitero, a Mosca. E lì mi stanno aspettando».

Tra tutti i filmati che ho trovato in rete, mi piace ricordarlo con questo video dove lo vediamo dirigere il War Requiem di Benjamin Britten, scritto per sottolineare la futilità e l’insensatezza della guerra e denunciarne le mostruose conseguenze.

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