mercoledì, agosto 27, 2008

ministati in Sardegna (1)

Nella Sardegna nord-occidentale esiste l'isola di Tavolara, che fa parte di un’area marina protetta che va da Capo Ceraso fino a Cala Finocchio e comprende, oltre a Tavolara, anche le isole di Molara e Molarotto.
Oggi è corretto dire che l'area è "sottoposta a protezione per il valore naturalistico", una volta, più semplicemente si diceva che la caccia e la pesca nella zona rendevano molto.
Si diceva anche che sull'isola esistessero capre dai denti d'oro (pare che si tratti di una specie inselvatichita i cui denti sono resi gialli da un'erba endemica di cui si nutrono).
Così, nel 1836, il Re di Sardegna Carlo Alberto, incuriosito dalla diceria delle capre, fa visita a Tavolara dove incontra l'unica famiglia che vi si era stabilita: quella di Paolo Bertoleoni discendente di quel Giuseppe Bertoleoni primo essere umano a stabilire dimora a Tavolara.

Essendo da sempre gli unici abitanti dell'isola, i Bertoleoni già avevano avanzato richiesta che venisse loro riconosciuta la proprietà dell'isola, anzi, pare addirittura che incontrando il re Carlo Alberto, Paolo Bertoleoni si sia identificato come "il Re di Tavolara", ricevendo come risposta un "Evviva".

Il re di Sardegna trascorse alcune piacevoli giornate con la famiglia Bertoleoni: caccia, pesca, libagioni (la moglie di Paolo sicuramente cucinava benissimo), tanto che alla fine della sua breve vacanza a Tavolara, Carlo Alberto fu molto soddisfatto e pare che si sia congedato con la frase: "Nomino te, Paolo Bertoleoni, re dell'isola. I tuoi figli saranno principi e le tue figlie le signore dei mare".
La faccenda fu presa abbastanza seriamente: se cercate fra i libri "vecchi", scoverete per esempio il Bollettino della Società Geografica Italiana del 1878, oppure il libro Sardegna e Corsica, Carlo Corbetta (1877), che danno per assodata l'esistenza del regno di Tavolara.
E poi c'è il carico da 11: La regina Vittoria, la quale, venuta a conoscenza dell'esistenza del regno di Tavolara, si reca in visita ai Bertoleoni e scatta con loro una foto ricordo. Tornata a Buckingham Palace fa appendere la foto nella sua collezione privata di ritratti dei capi di stato, con la dicitura: La famiglia reale di Tavolara, nel golfo di Terranova Pausania, il più piccolo regno del mondo.


Oggi,la famiglia reale di Tavolara abita sempre nell'isola. Il re fa il ristoratore e per saperne di più, se siete curiosi, potete trovare in rete parecchio materiale, per esempio su cronache isolane.

17 commenti:

lupo ha detto...

Quasi come Seborga ;-)

Anonimo ha detto...

certo che farci un bello staterello offshore a due passi dall'italia..

gimmi ha detto...

proviamo a chiedere a Berlusconi se ci regala la Gallinara? Poi invitiamo Elisabetta a fare una foto con noi e siamo a cavallo....

Anonimo ha detto...

In sardegna vi è stata anche un'altra entità semiautonoma ed è
JIRIFAI chiamato anche “Salt Jirifai” o “Salto (1) di Jirifai”.
Era un'antica Franca geograficamente caratterizzatasi dal punto di vista storico e teocratico a cosovranità congiunta, statuale ed ecclesiale, estesa circa 200 Kmq dove risiedono 1500 abitanti ed è ubicata nella parte Centro Orientale dell’Isola di Sardegna nell’attuale Provincia di Nuoro in parte dell’agro dei Comuni di Dorgali, Galtellì, Loculi, Oliena, Orgosolo, Nuoro. era compresa tra il corso del Rio Cedrino, il corso del rio Sologo e una linea che univa il guado sul Cedrino della S.P. 38 a Badu è Cherchi presso Locoe e Nothule (Dule) con Gortovè (L'Ortobene) fino al rio Sologo.
Storia: La franca è stata costituita con atto statuale del 1060 siglato dall’allora Capo di Stato Costantino Giudice di Gallura che lo cedeva in amministrazione ai monasteri cistercensi locali filiazioni del monastero cistercense di San Giovanni Battista dell’Isola del Giglio in Toscana (oggi la località campestre di “La Bredici” e la “Fortezza Aldobrandesca” a Giglio Castello) ricompreso nella giurisdizione politica e religiosa dell’Abbazia cistercense delle Tre Fontane di Roma la cui giurisdizione politica si costituì con ’atto di cessione dell’Imperatore Carlo Magno avvenuta nell’803 d.C. L’atto istitutivo di Jirifai è stato confermato con atti giudicali di ampliamento successivi.
Gonario di Torres nella seconda metà del Sec. XIII tenne i contatti con i cistercensi laziali servendosi dei cistercensi, i monaci vestiti di bianco, della franca o salto di Jirifai. Questi monaci erano collegati ai templari, ai giovanniti e agli antoniti, quest’ultimi presenti con i lazzariti a Corte (Dorgali). Gonario salpò per la Terra Santa con una nave templare che dal Golfo di Orosei lo condusse a Gerusalemme. All’Abbazia delle Tre Fontane a Roma e nell’Abbazia di Montecassino nel Lazio riuscì ad avere un contatto con San Bernardo di Chiaravalle. Al rientrò nel Golfo di Orosei rischiò di fare naufragio, si appellò alla Madonna dopodiccè gli apparse in miracolo un monte che gli servì per orientarsi verso la terra ferma e si salvò da morte certa. In quel monte Gonario fondò il santuario della Madonna di Gonare di Orani e Sarule. Si ritirò in un convento cistercense.
L’atto del 1060 costitutivo del salto di Jirifai non è stato mai annullato e risultava ancora vigente nel XVI Secolo quanto fu nuovamente perimetrat una parte del Salto di Jurifai chiamata “Biriddo” e poi successivamente quando queste aree ecclesiali furono cedute nel XVII ai gesuiti.

bob ha detto...

Lo stemma di Jirifai è uno scudo nero su sfondo bianco quartato discontinuamente dal quale di deduce la scritta Jurifai sovrastato dalle teste di due aquile a significarne il retaggio dell’impero bizantino che con la Donazione di Costantino aveva dato le terre ai monasteri dell’antica chiesa greca sarda nonchè i due poteri di Jirifai quello statale e quello ecclesiale.


Sigla della Franca: JIR

Ricorrenze: Le ricorrenze festeggiate ad Jirifai: quella dei cistercensi e cioè la Natività della Madonna il 7 e l’8 di Settembre o festa di Gonare ricorrenza festeggiata nel borgo di Gonarium, San Mamiliano, 18 novembre e 15 settembre, patrono di Gortovè, Santa Maria Maddalena, 23 Luglio, patrona di Thorpeia.












La Bandiera è una croce rossa su sfondo bianco.





Cippi di Confine erano collocati negli accessi al salto.

(1) Salto significa area geografica delimitata con confini.
(2) I cistercensi “coracenses” di San Gioacchino di Fiore sono stati presenti a Corache la cui diffusione fu favorita da Papa Innocenzo IV.
















MONETA LOCALE DI JIRIFAI:

gimmi ha detto...

Grazie mille per la notizia su Jirifai e la scheda con tutti questi detagli interessanti.

andrew ha detto...

in micronazioni wikipedia si parla di jirifai.

andrew ha detto...

Jirifai:
http://www.facebook.com/group.php?gid=128182204624

antoni ha detto...

In Wikipedia

Jirifai

http://it.wikipedia.org/wiki/Franca_di_Jurifai

MAXIMUS ha detto...

quasono le fonti storiche sul salto di jirifai?

billia ha detto...

Digita Girifai in Wikipedia

Anonimo ha detto...

Il paradosso giuridico internazionale del territorio del ministato medioevale del Girifai
Nel 1060 lo stato preunitario del Giudicato di Gallura rinuncia con rogito scritto repertoriato ed ancora esistente alla giurisdizione statale nell’area abbaziale del Girifai. Il territorio del Girifai è esteso circa 200 Kmq ed è ricompreso nell’ansa del fiume Cedrino con il fiume Sologo chiusa ad Ovest dal Monte Ortobene. La rinuncia operava a favore del Monastero di San Giovanni Su Lillu (Il Giglio), precettoria templare, suffraganeo del Monastero di San Giovanni dell’isola del Giglio ricompreso nello Stato Abbaziale delle Tre Fontane di Roma con altri territori continentali. Nell’area venivano contemplati gli usi civici di tipo abbaziale. Nel XIV Secolo i templari vengono sopressi e i loro beni templari passano agli ospitalieri, oggi Ordine di Malta, la cui presenza è documentata fino al 1341 nel territorio del Girifai. Sempre con questa continuità giuridica il territorio del Girifai è documentato ancora come giurisdizione ecclesiale nel 1500 secolo e nel 1700. In quest’epoca il Regno di Sardegna aragonese erede di tutti e quattro gli stati giudicali sardi aveva già la giurisdizione su tutto il resto dell’isola. Inoltre la vigenza degli usi civici di tipo abbaziale si protraggono fino al giorno d’oggi nell’area del Girifai. Si tenga conto che nessuna legge o trattato successivo ha mai abrogato espressamente la rinuncia giurisdizionale del Giudicato di Gallura nel territorio del Girifai. Di converso l’Ordine di Malta titolare nominale della giurisdizione sugli antichi beni templari e quindi anche del Girifai è oggi diventato uno Stato indipendente rispetto allo Stato Italiano. Oggi ci si domanda di chi sarebbe la giurisdizione statale del Girifai se fosse dimostrato dal Diritto Internazionale che questi retaggi medioevali hanno ancora il loro valore originario extrastatale. Se la risposta fosse positiva allora per la legge internazionale sarebbe proprio l’Ordine di Malta a poter rivendicare questi antichi diritti extrastatali sul territorio Girifai.

Anonimo ha detto...

GIRIFAI FORTIFICATO
Il Girifai era un ministato medioevale cuscinetto controllato dai templari che avevano una precettoria quella di San Giovanni Su Lillu che dipendeva dalla Commenda di Arborea che aveva sede presso San Leonardo Siete Fuentes. Era fortificato e esteso 200 Kmq, quindi oltre tre volte San Marino, che aveva delle fortificazioni medioevali date dalle falesie del Cedrino. Dal punto di vista istituzionale era un balivato di priori. Un priore per ogni centro urbano. Un priore fungeva da Balivo il capo, con in aggiunta un Abbate con funzione vescovile. Lungo il corso del Cedrino, Rivu Mannu nel medioevo, vi erano tre castelli che sovrastavano le altissime falesie basaltiche, alte anche 300 metri. I tre castelli erano quello di Giltare, collocato su una rupe, nella confluenza del Rio Sologo (Riu Sa Vithe nel medioevo) sul Cedrino presidiava il confine con il Giudicato di Gallura. Il secondo castello era quello di Elcone, in località Iloghe, che presidiava l’accesso alla strada che conduceva al mare, e il terzo quello di Golcone che difendeva la parte rivolta verso il Giudicato di Cagliari. Il Monte Ortobene chiamato nel medioevo Monte de Gortove o Goltofe era di per se una fortificazione naturale e aveva una cresta chiamata Su Casteddu che presidiava il confine con il Giudicato d’Arborea. Nel Monte era collocato il Monastero di Santa Maria di Goltofe oggi Madonna d’Itria Chiesa diroccata. Un oppido, e cioè un villaggio fortificato quello di Isarle presidiava il confine con il Giudicato di Castro. Quattro enclavi fortificate: Miriai, S’Armulanza, Torpeia e San Giovanni Portu de Gonone quest’ultimo sulla costa fungevano da presidio alla strada che conduceva al mare.

Anonimo ha detto...

DECALOGO DEI REPUBBLICANI DEL POPOLO

L’appartenenza al P.D. di una parte della sua base che professa idee di sinistra e di centro sinistra socialiste e democratiche appare sempre più problematica. Questa lunga tradizione politica confluita in questo partito necessita di una qualificazione e di una caratterizzazione fondante della sua azione, infatti il P.D. da tempo ha abbandonato i valori del riscatto sociale e del progresso del popolo a favore di una logica radicale e moderata, che antepone i diritti civili ai diritti sociali, questi ultimi non perseguiti nella sua tabella di marcia. Serve un’organizzazione coesa che non sia contrapposta al P.D., e al tempo stesso sia atipica, a tratti informale, e, come forma organizzativa anche interna, o esterna, alle organizzazioni di partito. Questa nuova organizzazione sono i repubblicani del popolo che si caratterizzano per una chiara impostazione socialista con riferimento alla sinistra democratica storica socialista e comunista europea e ai valori democratici di fraternità libertà e uguaglianza nati con la rivoluzione francese. Qui c’è il perché della definizione socialdemocratici anche in onore a un grande leader della sinistra europea Willy Brandt. Infatti la dirigenza della sinistra storica italiana e sarda precipuamente per conservare la propria rendita di posizione, sposò una prospettiva politica centrista e moderata, sacrificando le politiche di riscatto sociale. Con questa logica sono stati cancellati definizioni, insegne e vessilli dal territorio nazionale che richiamassero la sinistra storica. Eppure, nel 1989, quando crollava il socialismo reale, e quindi in tempi non sospetti, Willy Brandt il leader socialdemocratico tedesco, controcorrente, rilasciava un’intervista al TG1 in cui affermava che il Partito Comunista Italiano non aveva necessità di cambiare nome perchè aveva ampiamente dimostrato con la sua azione politica di essere un partito democratico e qui Brandt più dei leader italiani aveva a cuore le sorti della sinistra storica italiana e sarda. A conferma di questo lo stesso Enrico Berliguer tempo prima aveva ammesso pubblicamente in una Tribuna Politica, rispondendo a un giornalista tedesco occidentale, che proprio nell’azione politica concreta il suo partito agiva come una socialdemocrazia del Nord Europa. Il perché della definizione repubblicani del popolo è data dal fatto che la costituzione afferma che la sovranità appartiene al popolo, e non all’oligarchia, e che a tal fine occorre una componente politica che assuma questo assioma a fondamento della sua stessa politica. Il simbolo dei repubblicani del popolo è la “erre e pi, braccio e scudo” che mutua il gesto del gigante pugilatore di “Monti Prama” a simboleggiare la politica a difesa del popolo. I socialdemocratici repubblicani del popolo sono una componente dell’associazione S.R.P. Sardos Paris Sardigna Republicana de su Popolu.

Comitato Repubblicano del Popolo

Anonimo ha detto...

I repubblicani del popolo si offrono anche come spazio politico di discussione per gli amministratori locali di sinistra e di centro sinistra la cui esperienza non va dispersa una volta concluso il loro mandato amministrativo. L’organizzazione avversa fermamente la degenerazione del liberismo economico spregiudicato perseguito, anche con dinamiche subdole, se non occulte, dall’oligarchia finanziaria internazionale che contiene i leader mossi da politiche a favore del popolo. Il modello del movimento è il rapporto che esiste negli USA tra i Democratic Socialists of America http://www.dsausa.org e il Democratic Party che ha portato alla candidatura di Berny Sanders nelle primarie democratiche del 2016. La Costituzione Repubblicana del 1948 deve essere conosciuta e valorizzata così come lo Statuto della Regione Autonoma della Sardegna. Il movimento è socialista democratico repubblicano e popolare e vuole rappresentare il popolo, le sue aspirazioni sociali e culturali e in quest’ultimo aspetto difende la scuola pubblica. La sobrietà nella condotta quotidiana, l’austerità nei momenti di crisi, la difesa dell’ambiente e la consapevolezza del suo valore per la sopravvivenza dell’uomo costituiscono suoi valori fondanti. L’appartenenza ai repubblicani del popolo è assolutamente incompatibile con associazioni occulte i cui elenchi degli appartenenti non siano pubblici. L’organizzazione persegue il controllo pubblico del sistema bancario che deve rispondere a criteri di etica sociale anche con la separazione tra le banche finanziarie le banche commerciali e avversa la privatizzazione delle banche centrali di emissione che devono essere di proprietà esclusiva dello Stato. L’immigrazione selvaggia e senza regole non va condivisa perché nasconde un obbiettivo delle elites internazionali volte a distruggere gli stati nazionali ad abbassare il costo del lavoro e a realizzare una sostituzione etnica. In economia il movimento resiste e avversa le politiche finanziarie oligarchiche ed elitarie volte ad affermare la ricchezza di pochi e la povertà di tutti. Il movimento persegue il ruolo regolatore dello Stato nell’economia e afferma il principio che importanti settori strategici devono essere di proprietà dello Stato.

Anonimo ha detto...

Gli organismi del movimento devono essere di numero limitato perché le riunioni non vanno inficiate dal rischio continuo di non raggiungere il numero legale glissando le decisioni di questi organismi, meccanismo che determina gli accordi tra capi, così detti del “caminetto”. Nel movimento non ci sono indennità per gli incarichi ricoperti dai componenti. Il matrimonio e la famiglia sono valori della società che si formano a partire dalla convivenza tra un uomo e una donna. Le diversità sessuali vanno rispettate ma non è tollerata la propaganda gender. Il rispetto delle identità nazionali dei popoli e la compensazione degli interessi contrapposti negli organismi internazionali è identità fondante del movimento che è autonomista, contemplando l’autodeterminazione, e perfettamente bilingue in Sardegna ed è volto ad ufficializzare la lingua sarda standard (Limba Sarda Comuna Delibera G.R. 2006) nello statuto regionale. La diffusione del bilinguismo sardo italiano è carta fondante del movimento. Il rapporto del movimento con il sindacato collaterale di sinistra C.G.I.L. e con gli altri sindacati confederali è volto al rispetto, nella separazione dei ruoli, per il perseguimento di un patto sociale con i proprietari dei mezzi di produzione, il mondo imprenditoriale, e le loro organizzazioni per la crescita economica e sociale del popolo. Il rapporto del movimento con la religione cristiana e i suoi valori è volto al rispetto di questa religione seppur nella separazione dei ruoli e nel perseguimento della laicità dello Stato. Il movimento non propaganda l’ateismo e avversa l’oscurantismo religioso. Il movimento ripudia e avversa la guerra come strumento di soluzione dei conflitti. La pace tra i popoli è valore fondante del movimento. L’Europa e la sua Unione vanno riformate affinchè diventino uno strumento di progresso a favore dei popoli europei. Lo studio, l’analisi della struttura e della sovrastruttura della società, anche con l’uso degli strumenti di analisi dei grandi studiosi del socialismo, deve essere metodo di lavoro. Il concetto di egemonia gramsciana è parte integrante di questo movimento. La conoscenza e l’ascolto dei componenti e dei simpatizzanti deve essere peculiarità di tutti i componenti del movimento come la diffusione dei comunicati che devono essere organici e brevi possibilmente periodici. Gli strumenti tradizionali di comunicazione interpersonale devono essere sempre possibili tra i componenti impegnati del movimento. Il movimento è un organismo intellettuale collettivo, la collegialità decisionale frutto del confronto è metodo di lavoro, le decisioni prese a maggioranza dal movimento vanno rispettate. La sorte politica delle persone viene dopo il potere decisionale degli organismi dirigenti le controversie interne vanno risolte con la critica e l’autocritica. Il movimento si serve degli insegnamenti tattici e strategici tradizionali delle forze di sinistra. L’appartenenza è incompatibile con le condanne penali e l’appartenenza a organizzazioni criminali e eversive. Il decalogo è la base di condivisione per l’adesione ai repubblicani del popolo. Lo Statuto proposto con i debiti cambiamenti di denominazione dal partito a quello del movimento repubblicano del popolo è quello approvato nel XV congresso a Roma il 30 marzo 3 aprile 1979.

Anonimo ha detto...

REPUBBLICANI DEL POPOLO - PARTITO SOCIALDEMOCRATICO