martedì, settembre 12, 2006

feste di paese 2

Chi di voi avesse letto un mio post precedente sulle sagre settembrine in provincia di Imperia potrebbe pensare che il sottoscritto, domenica 10, si trovasse ad Apricale.
Sbagliato: quel giorno c'erano anche i festeggiamenti patronali in quel di Ceriana (rinnomata per la sua salsiccia), ma non mi trovavo neppure in Valle Armea, bensì appena sopra Castellaro presso il santuario della Madonna di Lampedusa.



Il santuario
fu costruito come ex-voto da un castellarese nei primi anni del 1600, Andrea Anfossi, catturato dai pirati barbareschi durante una loro incursione in liguria nel 1561, come testimoniano due iscrizioni, una in latino all'esterno della chiesa e l'altra, una traduzione in italiano, all'interno: «Piraticam in turcas exercens...» e «Contro i Turchi corseggiando ...».

Si usa il termine corseggiando, infatti le autorità civili e i privati cittadini volentieri si univano alle milizie cristiane formavando piccole flottiglie delle loro imbarcazioni da pesca con il compito di vigilare e, se necessario, dare battaglia ai pirati in difesa delle terre costiere e dei villaggi. Fu in uno di questi scontri che Andrea Anfossi, cadde prigioniero.

La sua sarà una prigionia lunga ben 40 anni, prigionia durissima, in quanto galeotto su una nave.

Per sua fortuna un giorno la sua nave fu costretta ad una "sosta tecnica" in quel di Lampedusa, grosso modo a 100 miglia dalle coste tunisine ed altrettante da quelle siciliane. Andrea Anfossi, provvisto di una scure, fu mandato a terra per tagliare legna, ne approfittò per fuggire.
A questo punto, la leggenda narra che, dopo aver invocato aiuto dalla Vergine, al nostro eroe apparve in una grotta un dipinto ove erano rappresentati la Madonna, il Bambino e santa Caterina da Alessandria. Verosimilmente Anfossi si era imboscato in grotta per non farsi riprendere dai pirati, anche se la leggenda afferma che il fuggitivo trovò la grotta grazie alla luce che emanava il dipinto, mentre altri si spingono ad affermare che il dipinto fu banalmente trafugato (anche se mi pare poco verosimile che un imboscato braccato dai pirati vada in giro a rubare opere d'arte).
Sta di fatto che Anfossi taglia un tronco, ci fa una barca alla bell'e meglio e con quella prosegue la fuga, ripromettendosi di costruire un santuario dedicato alla Vergine nel caso fosse riuscito e ritornare a casa.


Così il guscio del castellarese, spinto solo dalle correnti, da remi costruiti con mezzi di fortuna e dal dipinto usato come vela, ha la meglio sulle veloci navi dei pirati che infestavano il canale di Sicilia e il resto del Mediterraneo. Anfossi riuscì a ritornare al paese natale un bel giorno del 1602.

A questo punto la storia non è finita: il dipinto, durante le notti "spariva" e veniva ritrovato sul luogo ove attualmente sorge il santuario. Questo anche se i compaesani di Anfossi, naturalmente sospettosi, piantonavano durante la notte il luogo ove veniva conservato il quadro.
La logica conclusione era che la Vergine voleva il suo santuario proprio nel luogo dove la sua immagine veniva ritrovata alla mattina.

Il santuario, ovviamente, è meta di pellegrinaggi e magari anche di visite notturne poco gradite, come quella dei ladri di qualche mese fa.
Per fortuna il dipinto originale viene conservato al sicuro e portato in processione una volta all'anno (domenica scorsa), mentre in santuario ne viene esposta una copia.


Da bambino
la "festa di Lampedusa" era un vero spasso: bancarelle davanti al santuario vendevano pistole ad acqua di tutti i tipi e, "se facevamo i bravi", alla fine della processione avevamo la mancetta per comprarci una pistola ad acqua e iniziare le nostre marachelle.

Purtroppo ho assistito ad un progressivo imbarbarimento dei costumi: prima i soliti fessi bagnavano le vecchiette anziché i coetanei, poi si è iniziato a bagnare le persone anche prima delle funzioni religiose, successivamente si è passato ai gavettoni fra bande di ragazzi, e infine ho assistito personalmente al lancio di un secchio (e non solo dell'acqua contenuta).
Inutile dire che il secchio, arrivato a destinazione, ha prodotto risultati spiacevoli.
Troppo.
Dall'anno del secchio sono sparite le bancarelle davanti al santuario e questo è per me un bene: si fa una festa religiosa seriamente, senza goliardate del cavolo.
Certo, i bambini avrebbero tutto diritto di giocare con le pistole ad acqua come facevano i loro genitori. Questo è il mio unico rammarico, quello che per colpa di qualche pirla sempre pronto a far degenerare le feste, in futuro nessuno più potrà avere un ricordo felice come il mio.

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